domenica 19 aprile 2020

A thousand breaths.

La conferenza stampa del PPD viene mandata in onda sui telegiornali e nel web. Il video mostra la Detective Flamel in divisa, alle sue spalle la bandiera americana ed il logo del dipartimento.

Chloe non ha la maschera ma ha ancora la sua tenuta da strada addosso, davanti lo schermo acceso di una delle postazioni dell'area logistica dell'Hub. Fa da specchio alla "Detective Flamel" - ma è rannicchiata, alle sue spalle v'è solo una parete grigia e spoglia, nessuna bandiera, nessun logo. Il sergente Michael Noonan ha preso parte ad una di quelle sessioni di tiro all'aquila di cui lei e la Detective skater hanno discusso all'Underground, davanti una Redbull ed uno Jagerbomb: ricorda dell'esperimento alcolico che le ha bruciato l'esofago, ma sono gli occhi a bruciare adesso, e lei ha già il suo cellulare d'altri tempi fra le piccole mani guantate, con la schermata d'un nuovo SMS vuoto. I due agenti stanno bene, il gran quantitativo d'armi ed il mezzo della Fratellanza sono stati confiscati. Sgonfia il petto d'aria pesante ma la concentrazione scava ancora sulla pelle del viso; il cellulare vibra due volte, scandendo il ritmo della battaglia che nel petto incalza e che esita in un'esplosione violenta. Sotto la cenere altre fiamme che neanche i successivi mille respiri estingueranno, e la rabbia che la fa alzare e oscurare lo schermo della patacca che stringe fra le mani. 

« ...nel South Side, al fine d'intervenire contro il dilagante fenomeno delle Maschere illegali e quello recentemente rinato delle Fenici. »

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Messaggio inviato

martedì 7 aprile 2020

Ice and Fire.

« Il tuo ragazzo che ne pensa di questo tuo look? »

Mamma non glielo aveva detto che l'azzurro degli occhi fosse un tratto distintivo dei Corey. Lo ha capito da sola, quando per la prima volta dopo tanto - troppo - tempo ha incrociato lo sguardo ghiacciato di quel certo cugino lontano. È proprio con la freddezza del ghiaccio che Giles Corey la giudica per il choker che ha al collo, infilandosi nella sua vita come un'amante fra le lenzuola. Dice di non esser bravo con quelle del suo genere, ma con lei è diverso: con lei Giles Corey è un perfetto adulatore, e sebbene una sola goccia di veleno non sappia turbare la quiete dell'aria, ad una ad una le parole dell'uomo finiscono con il deturpare ogni particella di pensiero che le ronza in testa. Dunque all’inizio non fa una piega, Chloe, le è facile rispondere a cuor leggero e tono deciso, ed è facile anche chiedere di più - chiedere ancora di quella soddisfazione che legge nell'unica riga di una risposta stringata. Sapere che Chloe - sua cugina, mipiacitroppoperfartidelmale - non abbia un fidanzato soddisfa Giles tanto quanto verificarne l’indipendenza, come fosse un marchio di garanzia, una riprova della verità bruciante servita sul tavolino in legno di quel bar del Devil’s Pocket, fra un thé verde ed un cappuccino.

« I Corey non sanno amare. »

Mamma non glielo aveva detto che l‘azzurro degli occhi fosse un tratto distintivo dei Corey. Ma mamma non le ha detto molto altro: niente di quel ghiaccio che avrebbe avvertito fin dentro le vene, immerso nel sangue tanto magico quanto sporco. Il sangue al quale devono la loro forza. Il sangue che, davvero, le impedisce di amare?