domenica 2 giugno 2019

Non c'è tempo.

Non c'è tempo di pensare alla prima volta che questi anfibi neri han superato l'ingresso dell'Hub, alla prima volta che han calpestato il suolo sotto terra, al primo, secondo, terzo piano interrato, proprio mentre un sorrisetto storto ed orgoglioso si faceva silenziosamente strada sul mio volto coperto. Alla prima volta che m'han condotta alla palestra piuttosto che in stanza, alla prima volta che ho interrotto chissà cosa in una stanza del Barracks che non era certamente la mia.

Non ho il tempo di pensare a Redback ed alle fiamme, ed alle macerie che sembravan l'avessero travolto, schiacciato. Alla sua suit in Spandex e agli ovali bianchi della sua maschera nel momento in cui è riapparso, alla sua sorpresa nel vedere il mio volto sotto quello di Khymeia.

Non c'è tempo di pensare a Giles Corey. Alle motivazioni che devono averlo spinto a fare ciò che ha fatto, e chissà che ha fatto. Al Syndicate, alla fama che ne è conseguita e ch'è ora indissolubilmente legata ai Corey. A dov'è adesso, Giles Corey.

Non ho il tempo di pensare ad Oberon. Alle sue parole inclementi, all'inesperienza, all'avventatezza, all'impudenza che m'ha attribuito il Re d'altri tempi. Al groppo di risentimento e saliva che ho mandato giù quando Galen Grace è tornato, con le viscere in brandelli, e s'è accasciato senza che riuscissi a sostenerlo. 

A quell'Ombra, a quel sorriso, a quel senso d'inadeguatezza di colpo mutato in terrore denso, capace d'appesantirmi e fermarmi il cuore.

Non c'è tem-

...

- Mà?
- Sì, scusa... non ho avuto tempo.

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