venerdì 5 giugno 2020

« Mi racconti delle bugie*, Chloe Corey? »

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*bugìa s. f. [dal provenz. bauzia, di origine germ.; cfr. il ted. böse «cattivo»]. – 1. a. Falsa affermazione, fatta intenzionalmente per trarre altri in errore, o per nascondere una propria colpa, per esaltare sé stesso, o anche per celia e sim.; è parola più fam. di menzogna e indica in genere mancanza meno grave.

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« Ho la faccia di una che potrebbe mai? »


giovedì 28 maggio 2020

Fire escape | Escape fire

Beyond the corridor of our space-time there are infinite numbers of universes,
each of them is governed by its own set of laws and physics.

Aveva disegnato due pianeti stilizzati e tre pentacoli a far da stelle dietro il corridoio dimensionale di cui la sua stessa madre aveva iniziato a raccontarle. Poi s'era fermata: sulla fisica e le leggi Chloe aveva lasciato prevalere un dubbio, tutto raccolto nella fronte rivolta alla figura ch'era madre e ch'era guida. Non serve che tu le conosca tutte le aveva detto, ma era importante: era importante che tenesse a mente che esistevano, quegli infiniti universi.

Ed in quell'immensità s'era persa allora, come più volte diverso tempo dopo: come quella volta in cui s'era infilata in uno di quei corridoi dimensionali per sfuggire ad un'esplosione, in un palazzo in fiamme - ci aveva guadagnato tanto fumo nei polmoni ed un braccio in frantumi. Così aveva capito: che con lo spazio-tempo non sarebbe mai stata abbastanza brava, abbastanza veloce da sottrarsi a fiamme incombenti, che si sarebbe sempre persa nel pensiero della fisica e di tutte le leggi di infiniti universi.

Forse per questo a James Ross non è sfuggita. E' passato circa un anno da quando ha temuto per lui, fuori da quello stesso palazzo: gli ha detto che Giles Corey è tornato ed è ad un'altro tipo di esplosione che lui l'ha condannata - spietata come la prima, come tutte, come il sangue ch'è causa e soluzione. Lo spazio-tempo l'ha avvolta, sedotta, ma è rimasta lì: a contar i cocci del vaso rotto, ognuno con un nome diverso - i nomi delle sue violente emozioni, tutte trattenute dentro il petto, fra il cuore ed i polmoni ricolmi d'aria.

Non è sfuggita al fuoco di Sicario, alla pallottola diretta all'occhio arcano inciso sulla fronte di Khymeia; non alla deflagrazione che ha raso al suolo buona parte della Baraccopoli e dei suoi abitanti, per via di quel furente guerriero oplita, e non è sfuggita ai razzi esplosivi di Doom, in una notte senza tempo e senza pace.

Ma s'è dimenticata: di universi, fisica e leggi, quando le fiamme han preso il suono delle parole roventi del Lieutenant Nguyen, su una scala anti-incendio - ironia della sorte. Quando il silenzio ovattato che riempie l'attimo dopo di una deflagrazione avrebbe potuto farsi assordante per le debolezze che nega, per i segreti che nasconde non dietro la schiena come una ragazzina - quella che è - ma dietro una maschera. Così lo spazio-tempo s'è piegato per accoglierla, e cullarla nell'illusione d'esser stata abbastanza brava. Abbastanza veloce.

And you'll learn, my dear,
that you'll have to get laws and physics due to ancestral thrill.
Like Rage. Like Fear. Like Love.

venerdì 22 maggio 2020

III.

PHILADELPHIA, la storia è sempre quella, ma stavolta è in un irish pub del Devil’s Pocket che ci troviamo. La ragazza che ha già altre due volte prima di adesso attirato la nostra attenzione ha un nome: si chiama Chloe Corey e no, non è grazie ai social che la riconosciamo. È la ragazzina ch’è in questo buco della Pennsylvania da un anno, quella ch’ha rimesso in sesto un vecchio locale sulla S 18th che dà sulla South Street e ne ha fatto una libreria - o meglio, una bottega dell’occulto: scritto su libri, inciso su oggetti e vecchi amuleti e sciolto in strane ampolle, fatti cenere e cemento da rabbia metallica, piombo e polvere da sparo. Si dice sia scomparsa per un po’ e poi riapparsa in un soffio d’Aria, lo stesso ch’ha riaperto le porte del pub dove ci troviamo oggi.

Per questo attira la nostra attenzione? Forse in parte sí, ma forse anche per quegli occhi torbidi ed azzurri, che a tratti bruciano ed a tratti si perdono in chissà quale mondo lontano. O per l’angolo delle labbra: il destro sembra aver vita sua, una vita ribelle, votata al tradimento delle violente emozioni della padrona, che quasi non ci prova più a trattenerlo - sa, forse, che la risposta è un dispetto e non un dono, disegnato come una fossetta proprio lì al lato.

Lo stile che indossa è sempre lo stesso: noir, a tratti un po' goth, come nelle balze ricamate delle parigine sempre diverse che le fasciano le gambe sottili, fin dentro anfibi neri sempre uguali; come negli shorts sfilacciati e a vita alta, al posto di una gonna, o di un vestito striminzito, o come nei voluminosi cardigan le cui maniche le arrivano a coprire la fonte di quel tintinnio perpetuo di braccialetti e minacciano di far sparire anche la sfilza d'anelli che impreziosiscono le dita scarne - solitamente solo uno si distingue per un pizzico d'eleganza azzurra in più. Un cappello nero a falde larghe è frequente ma talvolta sfugge, mentre un choker non manca mai: cambiano i ciondoli, spariscono, pendono da catenelle magari più lunghe d'accompagnamento, ma è sempre lì - motivo di uno o più freddi giudizi, cui lei sa sempre come rispondere.

Da qualche parte sul bancone trilla qualcosa: un cellulare di vecchia generazione, che come un oggetto aldilà del tempo suona d'una nota fuori scala per segnalare uno, due, anche tre messaggi. I movimenti leggeri di cui si serve per raggiungerlo s'estinguono nella rigidità con cui approccia il device, per visualizzar qualcosa. Qualcosa che cristallizza lo sguardo sullo schermo, ma un battito di ciglia le basta: per riemergere, per tornar a guardar per Aria; per piegar le labbra in un sorriso storto, profondamente sbagliato.

domenica 17 maggio 2020

It's all getting bad.

E' sciolto nell'azzurro torbido degli occhi di Chloe, rotto fra i frammenti del boccale infranto da Emma; risuona in tutto il metallo vibrante attorno ad Edith, e perfino nel silenzio della fuga di James. Sta andando tutto male, ma non lo dice nessuno.

La giuria ha dichiarato l'imputato, Tobey Turner,
colpevole per ogni capo d'imputazione.

domenica 19 aprile 2020

A thousand breaths.

La conferenza stampa del PPD viene mandata in onda sui telegiornali e nel web. Il video mostra la Detective Flamel in divisa, alle sue spalle la bandiera americana ed il logo del dipartimento.

Chloe non ha la maschera ma ha ancora la sua tenuta da strada addosso, davanti lo schermo acceso di una delle postazioni dell'area logistica dell'Hub. Fa da specchio alla "Detective Flamel" - ma è rannicchiata, alle sue spalle v'è solo una parete grigia e spoglia, nessuna bandiera, nessun logo. Il sergente Michael Noonan ha preso parte ad una di quelle sessioni di tiro all'aquila di cui lei e la Detective skater hanno discusso all'Underground, davanti una Redbull ed uno Jagerbomb: ricorda dell'esperimento alcolico che le ha bruciato l'esofago, ma sono gli occhi a bruciare adesso, e lei ha già il suo cellulare d'altri tempi fra le piccole mani guantate, con la schermata d'un nuovo SMS vuoto. I due agenti stanno bene, il gran quantitativo d'armi ed il mezzo della Fratellanza sono stati confiscati. Sgonfia il petto d'aria pesante ma la concentrazione scava ancora sulla pelle del viso; il cellulare vibra due volte, scandendo il ritmo della battaglia che nel petto incalza e che esita in un'esplosione violenta. Sotto la cenere altre fiamme che neanche i successivi mille respiri estingueranno, e la rabbia che la fa alzare e oscurare lo schermo della patacca che stringe fra le mani. 

« ...nel South Side, al fine d'intervenire contro il dilagante fenomeno delle Maschere illegali e quello recentemente rinato delle Fenici. »

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Messaggio inviato

martedì 7 aprile 2020

Ice and Fire.

« Il tuo ragazzo che ne pensa di questo tuo look? »

Mamma non glielo aveva detto che l'azzurro degli occhi fosse un tratto distintivo dei Corey. Lo ha capito da sola, quando per la prima volta dopo tanto - troppo - tempo ha incrociato lo sguardo ghiacciato di quel certo cugino lontano. È proprio con la freddezza del ghiaccio che Giles Corey la giudica per il choker che ha al collo, infilandosi nella sua vita come un'amante fra le lenzuola. Dice di non esser bravo con quelle del suo genere, ma con lei è diverso: con lei Giles Corey è un perfetto adulatore, e sebbene una sola goccia di veleno non sappia turbare la quiete dell'aria, ad una ad una le parole dell'uomo finiscono con il deturpare ogni particella di pensiero che le ronza in testa. Dunque all’inizio non fa una piega, Chloe, le è facile rispondere a cuor leggero e tono deciso, ed è facile anche chiedere di più - chiedere ancora di quella soddisfazione che legge nell'unica riga di una risposta stringata. Sapere che Chloe - sua cugina, mipiacitroppoperfartidelmale - non abbia un fidanzato soddisfa Giles tanto quanto verificarne l’indipendenza, come fosse un marchio di garanzia, una riprova della verità bruciante servita sul tavolino in legno di quel bar del Devil’s Pocket, fra un thé verde ed un cappuccino.

« I Corey non sanno amare. »

Mamma non glielo aveva detto che l‘azzurro degli occhi fosse un tratto distintivo dei Corey. Ma mamma non le ha detto molto altro: niente di quel ghiaccio che avrebbe avvertito fin dentro le vene, immerso nel sangue tanto magico quanto sporco. Il sangue al quale devono la loro forza. Il sangue che, davvero, le impedisce di amare?


sabato 14 marzo 2020

Cento anni di solitudine.

Cento anni di solitudine in un secondo, in un soffio di vento, in un salto di fede: sono sufficienti a rendere grezzo un cuore ed estranea una mente.

Ma sono niente: niente se paragonati ad un solo secondo di dolore, di quel dolore, inflitto dalla certezza di una perdita irreversibile. Sono niente per una come Chloe Corey che a questo Mondo è spesso stata un po' estranea, fino al momento in cui ha varcato la soglia dell'Hub: I posti sono solo posti le ha detto Noel al momento giusto, in un abbraccio giusto, ma smettono di esserlo quando pieni, quando le pagine da vendicare diventano persone.

Le guarda da lontano, Chloe, le persone che riempiono la Sala Briefing al rientro di quella maledetta missione: rannicchiata in una di quelle sedie troppo grandi, veglia come il corvo imperiale senza nome che, in un momento non ben precisato, è giunto ad appollaiarsi sullo schienale della sua seduta, rivolgendole per un solo attimo gli occhi tondi e neri - con un senso di appartenenza. Ma non le appartiene, né le appartengono Loro: non le appartengono le pesanti lacrime di Galen Grace, né il sorriso nervoso di Iphigenia; non il silenzio di Randy, di Sidoine, neanche la rabbia di Jimmy, o il senso di colpa di Iago. Ora meno di sempre, le appartengono, ma ora più che mai s'illude: d'essere stoicamente più forte di tutto quel dolore, della disperazione che le vela gli occhi e che scava nel petto, delle ferite cui adesso non bada. Di poterle vendicare, di poterli vendicare Tutti.





« Illuditi, mia cara. Illuditi sempre e comunque. Anche quando io non sarò più qui a dirtelo, voglio che tu non smetta di illuderti di poter cambiare questo mondo. Hai tra le mani il potere di farlo. »