lunedì 25 marzo 2019

Story.

Tante furono le dicerie e le leggende su Giles Corey e su sua moglie, e sui suoi figli dispersi. Fra queste, la più amata - e probabilmente anche la meno probabile - fu l’ipotesi che uno dei figli fece un patto con il diavolo, al fine di garantire la sopravvivenza della stirpe: così si spiegava come fosse possibile che gran parte - se non tutti - dei Corey conosciuti fossero uomini, senza neanche considerare che forse, da qualche parte, all’ombra di uomini imponenti e tradizioni tramandate, qualche donna poteva pure esserci.

Nascere femmina sotto il nome di Corey era possibile e Chloe Elisabeth Corey lo dimostrò il 10 Marzo del 2006, agli occhi di una madre consapevole e di un padre rassegnato, già poco presente e da quel momento sempre meno reale.

A NEW ORLEANS , Chloe cresce con la curiosità negli occhi e la leggerezza nei movimenti, amata e accudita dalla stessa madre consapevole che vide in lei - forse come qualsiasi madre farebbe - una luce di saggezza che la spinse a lottare per garantire alla figlia le stesse possibilità che sarebbero state regalate ad un figlio maschio.

Chloe è iniziata al mondo magico ed occulto già alla tenera età di quattro anni, fra tomi poco scritti e prevalentemente illustrati quasi più pesanti di lei, gli occhi vivi e speranzosi di una madre ed anche guida, e quelli scettici di un padre troppo distante. Quattro anni, come quattro le mura protettive di un ambiente famigliare non troppo sano, e decisamente troppo ristretto.

Ancora quattro le mura del collegio privato - alla periferia di New Orleans stessa - che la accoglie all’età di undici anni. Il collegio in questione, ormai da decenni, si prefiggeva il compito di riunire in un'unica Congrega e proteggere le giovani streghe discendenti dalle stirpi magiche più antiche, e più ostiche - proprio come i Corey erano conosciuti. In tale ambiente nuovo, appena più aperto, ma sempre limitato, Chloe cresce ancora e si interfaccia a compagne dai caratteri prorompenti, insubordinati, o ancora puramente gentili; si interfaccia ad una Direttrice con l’istinto materno esasperato dalla mancanza di figlie proprie, con un Consiglio di Streghe coinvolgente la sua stessa madre e con una “Suprema” non ancora pronta a passare il testimone. Chloe si guadagna rispettivamente l’invidia, la stima, l’affetto delle compagne; si guadagna l’aiuto della Direttrice, l’approvazione del Consiglio e la fierezza negli occhi lucidi della madre, ma si guadagna anche il rancore della “Suprema”, presto ostica, presto pericolosamente… rivale.

Fra maghi e streghe di un certo prestigio e di una certa tradizione, le dicerie sono colme delle più potenti energie, al punto da risultar quasi reali: “Fatta una Suprema ne muore un’altra” ha tra le lettere l’assurdità di una convinzione che deve aver fatto da radice al suddetto astio, presto intercettato dall’occhio attento di una madre che ancora una volta - e per un’ultima volta, probabilmente - si ritrova ad ergersi a guida per una figlia appena ventiduenne.

Così Chloe lascia la Congrega: lascia le quattro mura del collegio e quelle di casa, lascia New Orleans, portando addosso il profumo di un abbraccio soltanto materno, stretto e pesante come massi sul torace sopportati ancora una volta, a distanza di centinaia di anni, per un fine che va oltre qualsiasi arte magica ed occulta.

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